Hai presente la frase che tutti ci siamo sentiti dire almeno una volta nella vita:
«Adesso mamma ti dà un bacino, così passa la bua»?
Pare che non sia soltanto una semplice una coccola, bensì una vera e propria medicina.
Tutti da bambini ne abbiamo sperimentato l’effetto immediato sul dolore da abrasioni e contusioni. In fondo lo abbiamo sempre saputo e negli ultimi anni la scienza ha cercato le prove.
Pare infatti che il potere terapeutico del bacio della mamma in grado di curare ferite interiori ed esteriori, abbia una sua base scientifica.
Cosa ci dice la Scienza?
Uno studio condotto nel 2019 da un team di ricerca dell’Università di Pittsburgh apparso sulla rivista The Journal of American Parenting prova a fare luce sulla questione: sono stati presi in esame piccoli soggetti, 250 per la precisione, tutti con lievi ferite o lesioni a seguito di cadute o incidenti non gravi. I risultati emersi hanno confermato la teoria che il bacio della mamma abbia dei poteri curativi in grado di far guarire prima i figli rispetto a chi invece non ha ricevuto alcuna consolazione.
Molto più attendibile e pertinente sembra essere lo studio neuroscientifico di una ricercatrice del MIT di Boston che ha mostrato come la condivisione di un gesto di conforto faccia attivare le stesse aree del cervello di chi mette in atto il gesto e di chi lo riceve, contribuendo a rafforzare l’empatia.
La stessa ricercatrice a capo dello studio, la Dr.ssa Saxe si è resa partecipe dell’esperimento “fotografando” mediante risonanza magnetica funzionale un bacino al figlio di 2 anni. L’immagine ottenuta mostra le aree cerebrali che si attivano, dimostrando come l’empatia si traduca in un pattern di attivazione cerebrale parallelo tra la mamma e il figlio.
Ci sembra improbabile che la “bua” al ginocchio sbucciato possa passare con dei semplici baci, anche se è indubbio che siano una preziosa risorsa psicologica e possano alleviare dolore e spavento.
Pare però che questi studi abbiano successivamente portato ad evidenze scientifiche che sostengono che una carenza di gesti amorevoli e di opportuno accudimento affettivo nei primi anni dello sviluppo emotivo di un bambino potrebbero portare il bimbo a sviluppare disturbi neuropsichici come mal di testa e cefalee.
Tra bufale e verità è sicuramente incontestabile il ruolo fondamentale dell’empatia nella cura di certe patologie infantili, così come dell’importante ruolo che rivestono le endorfine e la serotonina (i famosi ormoni della felicità) e l’innalzamento delle difese immunitarie in tutti i processi di guarigione.
Vero è che quello che abbiamo sempre saputo e a cui davamo il nome di tradizione o istinto o persino i “rimedi della nonna” sono contributi così incarnati nell’umano che persino la scienza ne trae ispirazione per le nuove scoperte e cerca di individuare dei possibili riscontri scientifici.
Sono molti infatti i rimedi tradizionali per le ferite usati dalle nostre nonne che in tempi moderni hanno trovato il sostegno di evidenze scientifiche.
Rimedi Tradizionali per curare la bua e le piccole ferite riconosciuti come validi anche dalla Scienza
In un’epoca in cui non erano disponibili tutti gli strumenti e le conoscenze di oggi, le nostre nonne ed i loro antenati prima di esse, facevano il possibile per riuscire a prendersi cura dei propri cari.
Nei decenni infatti si sono accumulati molti miti e credenze ed è stato dimostrato che alcuni rimedi tradizionali avevano un razionale potere curativo.
Con la premessa che oggi le figure di riferimento in caso di ferita o ustione devono rimanere sempre il medico o l’infermiere o il farmacista e che i “rimedi tradizionali” ormai sono superati da altri molto più sicuri, ti elenchiamo quelli che anche la scienza ha ritenuto essere validi:
- AGLIO
L’aglio, per esempio, può aiutare la guarigione della ferita grazie alle sue proprietà disinfettanti, di rivascolarizzazione e riepitelizzazione. Il successo nella guarigione della ferita, infatti, dipende molto dall’angiogenesi, ovvero la capacità di sviluppare nuovi vasi sanguigni a partire da altri già esistenti. Un’angiogenesi ridotta infatti è un segno distintivo delle ferite croniche dovute ad esempio al diabete e all’insufficienza venosa o arteriosa. È stato riscontrato che l’aglio contiene un componente attivo, l’allicina, con evidenti proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie. Sembra che l’allicina attivi la proliferazione dei fibroblasti a livello della ferita, ovvero le cellule in grado di mantenere e ripristinare i tessuti e le fibre della pelle. (Journal of Dermathological Surgery, 2018).
- MIELE
Il miele è stato usato contro le ferite per migliaia di anni, ma solo recentemente è stata individuata una spiegazione scientifica per la sua efficacia. È stato determinato che il miele è dotato di proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antimicrobiche. Questa sostanza contiene grandi quantità di carboidrati, lipidi, amminoacidi, proteine, vitamine e minerali, sostanze che svolgono ruoli importanti nella guarigione delle ferite. I suoi meccanismi d’azione sono dovuti alle sue proprietà chimico-fisiche: la sua acidità determina il rilascio di ossigeno dall’emoglobina rendendo quindi l’ambiente della ferita meno favorevole a spingere i fluidi all’esterno della ferita creando un flusso di linfa come avviene nei trattamenti a pressione negativa. Questa crema dorata determina la guarigione delle ferite anche grazie alla presenza di perossido di idrogeno, ossido di azoto e fenoli. Ovviamente diversi tipi di miele hanno diverse proprietà e potenze per la variabilità intrinseca della sua composizione dato che le api si nutrono di fiori diversi in ambienti diversi. Ci sono due tipi di attività antibatterica: nella maggior parte dei mieli l’azione è dovuta al perossido di idrogeno, ma una buona parte viene inattivato dall’enzima catalasi che è presente nel sangue e nei tessuti. Nel miele di manuka, per esempio l’attività è dovuta ad una molecola il metilgliossale che invece non viene inattivato da questi enzimi. Il miele di manuka che viene utilizzato nelle medicazioni si è dimostrato efficace nell’inibire la crescita batterica. Studi di laboratorio e studi clinici hanno dimostrato che il miele applicato sulla ferita stimola la crescita dei tessuti e l’attività antinfiammatoria, accelerando così i processi di guarigione e riducendo l’incidenza e la formazione di cicatrici eccessive. Quindi, in mancanza di prodotti come quelli di cui disponiamo oggi, il miele ha rappresentato un valido rimedio.
- ALOE
Anche l’aloe vera è un alleato prezioso, che compare nei testi di medicina dell’antica Persia già 2500 anni fa. I numerosi studi condotti sull’aloe stanno evidenziando le sue molteplici virtù: antiossidante e antinfiammatoria. L’applicazione topica di Aloe vera è efficace in caso di ferite e bruciature di primo e secondo grado, mantiene l’idratazione e l’integrità della cute per curare e prevenire le ulcere. In letteratura si raccomanda il suo utilizzo nella cura dell’ulcera cronica nei Paesi in via di sviluppo per ridurre i costi necessari per i trattamenti. In farmacia sono disponibili vari prodotti a base di aloe, adatti a coadiuvare la guarigione di piccole ferite, ulcere e scottature. Sono stati condotti numerosi studi che mettono a confronto le proprietà curative e rigenerative del gel di aloe vera con preparazioni a base di sulfadiazina argentica. Nella maggior parte degli studi è stato evidenziato che in linea generale bruciature e piccole ferite si risarciscono 9 giorni prima rispetto alle ferite non trattate con questa preparazione naturale. I risultati di uno studio del 2018 dimostrano che l’aloe vera accelera la guarigione delle ferite promuovendo la proliferazione e la migrazione dei cheratinociti, ovvero le cellule più numerose dell’epidermide. (Wounds, 2018)
- ACETO
Altro rimedio utile per le scottature era l’aceto, che ha un pH acido e da sempre è considerato un buon disinfettante. L’uso di garze impregnate di aceto da applicare sulla cute ustionata rappresentava un classico ed efficace “rimedio della nonna”. Va sottolineato però che recenti studi ne consigliano l’uso solo se diluito. Poiché le infezioni sono uno dei problemi principali nel trattamento di pazienti ustionati, e la loro prevenzione rappresenta una tappa fondamentale nella loro gestione, l’acido acetico veniva in aiuto grazie alla sua attività antibatterica. A concentrazioni molto diluite, infatti, è in grado di inibire la crescita dei principali agenti patogeni legati alle ferite da bruciatura. La soluzione di acido acetico all’1% ha mostrato efficacia contro un ampio numero di ceppi batterici e fungini, accelerando contemporaneamente la guarigione della ferita.
IL BACINO SULLA BUA
Per concludere, tra i rimedi della nonna, ma soprattutto della mamma, aggiungiamo anche il famoso bacino sulla bua la cui efficacia potrebbe effettivamente risiedere nel potere rigenerativo della saliva, le ferite della mucosa della bocca infatti si rimarginano molto più rapidamente di quelle della pelle.
Numerosi studi condotti dal Professor Vicente Torres dell’Università del Cile hanno individuato nella saliva una serie di proteine, le istatine, che, oltre ad avere un’azione antimicrobica, promuovono la guarigione delle ferite agendo sulle cellule epiteliali ed endoteliali, svolgendo un ruolo base nella formazione di nuovi vasi sanguigni.
Nella saliva della mamma potrebbe quindi risiedere la chiave di lettura degli effetti benefici del bacino sulla bua!
Ok, forse non potremmo cominciare ad incoraggiare a leccarci le ferite a vicenda, ma è confortante sapere che pure quei bacini “che-fanno-passare-tutto” potrebbero avere più fondamenti scientifici di quello che si pensa!
E noi forse scherziamo, ma recentemente le neuroscienze stanno andando nella direzione di comprendere come le relazioni di cura e di affetto e il valore dell’empatia abbiano effettivi risultati sulla crescita cognitiva del bambino nonché attiverebbero aree del cervello importanti per la coscienza e lo sviluppo della propria identità.
Ogni persona migliora le proprie condizioni di salute se ripone fiducia nella terapia, fatta, almeno in parte, dalla relazione, dall’empatia, dalla percezione di sentirsi compreso ed ascoltato. Sono proprio le convinzioni, le emozioni positive e le aspettative che riponiamo sull’altro ad alimentare il potere di calmare, di trasformare e spesso di accelerare la guarigione.
Quindi se vi trovate a medicare un amico, un vostro caro, non dimenticatevi una parola gentile e magari qualche commento empatico… potrebbe aiutarli a guarire!
Essere gentili ha sempre i suoi effetti benefici!
“Una parola delicata, uno sguardo gentile, un sorriso bonario possono plasmare meraviglie e compiere miracoli!”
William Hazlitt